28 Ottobre 2019 – Incontro di Formazione: I Tappa

La dimensione penitenziale del carisma minimo
Leggendo l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì”
Penitenza evangelica ed ecologia integrale

I Tappa: “Il soggettivismo si presta a giustificare le scelte di comodo e apre la porta
al disimpegno morale”
Relazione di P. Giovanni Sposato O. M.

Capitolo 23
LA COSCIENZA CRISTIANA
«La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore» (Luca 11, 34-36).

CHE COS’È LA COSCIENZA MORALE? Presente nell’intimo della persona, la coscienza è:
● la percezione naturale dei principi morali fondamentali, la loro applicazione in circostanze particolari e il giudizio finale su ciò che si deve fare (o che si è fatto)
● ‘il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo’ (GS 16), il santuario della persona, che decide per le azioni dell’uomo.
“un giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto” (CCC, 1778). Senza l’uso della ragione non esiste coscienza.
Essa non è:
● un sentire immediato, che invece tante volte è frutto o di uno stato d’animo particolare o di una pressione dall’esterno, ad esempio dei mezzi di comunicazione sociale o dell’opinione della maggioranza
● legata all’istinto e neppure al soggettivismo relativista, che porta ad affermare che al di sopra della coscienza non ci può essere nessuna istanza superiore
● la sorgente stessa di verità e di valori
● un assoluto, posto al di sopra della verità e dell’errore, del bene e del male
● un agire secondo la propria personale interpretazione o umore e senza risponderne a chicchessia.

QUAL È IL COMPITO DELLA COSCIENZA? Essa consente di:
● percepire i principi della moralità
● applicarli agli avvenimenti e circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle motivazioni e dei beni
● compiere il bene ed evitare il male
● esprimere il giudizio sulla qualità morale degli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti
● assumere la responsabilità degli atti compiuti: “Se l’uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio” (CCC, 1781).

La coscienza pertanto ha un triplice compito:
● deduttivo: conosce, riconosce e applica le norme morali alle varie situazioni e scelte
● imperativo: decide il comportamento morale della persona, alla luce della legge morale, della voce interiore dello Spirito, degli insegnamenti di Cristo trasmessi in maniera certa e autorevole da parte dei Pastori, prescelti da Cristo stesso
● creativo: adotta strategie, progetta soluzioni, individua tonalità e modalità nel fare il bene.

Catechismo degli adulti
1. APPELLO PERSONALE DI DIO
Coscienza e soggettivismo etico La libertà di coscienza è gelosamente rivendicata nella nostra cultura, anzi si arriva a considerarla sorgente di verità e di valori. Essa, però, non va confusa con il soggettivismo che si presta a giustificare scelte di comodo e apre la porta al disimpegno morale (906 CdA).
Per il cristiano la coscienza è il luogo della chiamata personale di Dio e della risposta di ogni uomo. Essa non crea i valori, ma li riceve.
L’Antico Testamento non usa quasi mai questa parola per indicare il centro intimo dell’uomo, si serve di un termine equivalente: cuore. Con il cuore si distingue il bene dal male; si ama il Signore Dio e lo si tradisce; si ascolta la sua parola e la si respinge. Ce lo confermano il re Davide e il re Salomone nel dialogo con Dio. Salmo 50 (51) 12-19 – 1° Re 3,9-12

Anche l’insegnamento di Gesù mette al centro della vita morale il cuore da cui vengono i pensieri, le parole e le azioni buone e cattive.
E diceva: “ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”. Marco 7, 20-23
Nel cuore nascono la fede e l’incredulità. Il Vangelo è accolto da un cuore retto e umile, purificato dall’orgoglio, dalla cupidigia, da ogni disordine…
La coscienza è il luogo più intimo e segreto dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio che lo ama e gli suggerisce come amare Lui e il prossimo. Per il cristiano è vivere secondo la verità di Dio che è amore, e dell’uomo che è sua immagine.
La carità è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto. Siamo responsabili davanti alla nostra coscienza perché è il portavoce di Dio, ma siamo anche responsabili della nostra coscienza perché deve essere educata.
Come educarla? Quali mezzi o strumenti abbiamo a disposizione?
Preghiera, ascolto della Parola, vita sacramentale, testimonianza secondo verità e carità nella Chiesa, sono i mezzi per educarla.
Ci dà forza la certezza che Cristo, una volta incontrato, rimane in noi e rischiara il nostro cammino perché è la luce vera.

[911] La coscienza è appello personale da parte di Dio nella singola situazione concreta. Simultaneamente è giudizio dell’uomo su un atto da compiere, che si sta compiendo o che già è stato compiuto, e implicitamente giudizio su se stesso in relazione al fine ultimo.

PER L’ITINERARIO DI FEDE (pag. 448 del Catechismo degli adulti)
La coscienza è il luogo della responsabilità e della libertà personale nell’agire, perché è il luogo del dialogo con Dio, con la sua parola di verità. Essa non può essere quindi intesa in modo soggettivamente chiuso o come la sorgente stessa di verità e di valori. Davanti al rischio di un certo determinismo deresponsabilizzante o al rischio di un puro soggettivismo etico, la coscienza cristiana, educata e formata, si pone come esercizio autentico di sapiente discernimento, di scelte libere e responsabili; come spazio abitato dallo Spirito che ci libera non dall’esterno ma nel profondo del cuore, ci configura a Cristo per poter scegliere e agire come Lui.

Per la riflessione:

  • Cosa si intende in genere per libertà di coscienza e cosa significa per noi agire secondo coscienza?
  • Credo che la coscienza è la voce di Dio che mi guida nell’intimo?
  • Che cosa posso fare per avere una coscienza retta (educazione e formazione della coscienza)? Sono convinto di essere comunque limitato dalla mia fragilità umana e perciò bisognoso di una guida spirituale con cui confrontarmi? Credo che il Sacramento della confessione restituisce e aumenta la grazia, cioè la presenza di Dio in me?
  • Coltivo l’abitudine di ripensare i miei comportamenti quotidiani? Vivo la domenica come occasione per “ricaricare le batterie” della mia coscienza incontrando Gesù e la Comunità alla mensa della Parola e dell’Eucarestia?

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