Anno Sociale 2007-2008

I verbali del Consiglio di Fraternità 2007/2008

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Incontro del 15.10.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita dei vespri il presidente apre l’incontro dando il benvenuto a tutta l’assemblea, tra l’altro molto numerosa. E’ una gioia per tutti noi vedere confratelli che da tempo non frequentavano la fraternità.

Poi fa lettura di un messaggio augurale di buon inizio (vedi archivio T.O.M.).

Rita Vincenti, delegata alla formazione, dopo aver salutato i presenti, fa lettura della lettera della Presidente Provinciale in merito al Capitolo (vedi archivio T.O.M.).

Poi informa su quanto è stato deliberato nel consiglio per quanto riguarda gli orari e le modalità degli incontri di formazione della Fraternità: i primi tre lunedì di ogni mese alle ore 18,00, il quarto lunedì alle 21,00 per dare la possibilità ai terziari che per motivi di lavoro alle 18,00 non possono partecipare; questo ultimo incontro mensile saràò di sintesi e di verifica dei precedenti, sì da consentire a tutti i terziari di conoscere le tematiche svolte nei precedenti incontri.

Presenta poi, a grandi linee, il Programma Nazionale e si sofferma alle richieste che ci vengono fatte in merito alle forme di apostolato. Informa quanto è stato già proposto nel consiglio sugli anziani. Fa riferimento al nostro vecchio convento, il quale potrebbe essere utilizzato come centro diurno per anziani, con l’ausilio dei terziari adulti che si rendano disponibili, anche a turno, ad assisterli nelle varie necessità . Invita tutti a prenderne atto e ad adoperarsi per poter ottenere la parte del convento interessata; perché questo si realizzi, se mai si riuscirà, richiede sicuramente del tempo, intanto si può individuare un progetto utile alla nostra comunità e al nostro territorio: giovani, famiglie,ecc…, come richiesto dal Programma Nazionale.

Il padre assistente, a tal proposito, invita i presenti ad essere responsabili e partecipi, bisogna acquisire un nuovo modo di operare. Una fraternità funziona non solo per le attività, ma anche per come celebra la liturgia. Come prima forma di apostolato c’è la preghiera nelle sue diverse forme: personale comunitaria, liturgica, rosario, adorazione, vespri, ecc…, bisogna riscoprire la Sacra Scrittura anche nell’attualità; tra l’altro anche il Programma Nazionale raccomanda: “Tutte le iniziative devono partire dalla preghiera e ogni tappa formativa, all’interno della fraternità, si concluda sempre con un incontro di preghiera, che faccia riferimento ai contenuti del percorso.

Con una preghiera di ringraziamento termina questo primo incontro.

Incontro del 22.10.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita dei vespri, il presidente apre l’incontro informando i confratelli su quanto è stato deliberato in consiglio (20/10/’07), in riferimento al convegno sulla “Storia del Tom”, in occasione del 5°centenario della fondazione del nostro convento.

Modalità e tempi di programmazione:

– approssimativamente: fine maggio, primi di giugno;

– una parte prettamente storica – archivistica, curata dai terziari: Giuseppe Borrello,

Mimmo Famularo, Francesco Ruberto, Raffaele Caparello.

– testimonianze (terziari anziani che con l’aiuto di un formulario ( domande) possono essere aiutati a ricordare. Saranno i delegati, i ministri straordinari e, chiunque voglia interessarsene, a rilevare le diverse informazioni.

– confronto: passato, presente, futuro. Quest’ ultimo punto può far riferimento a ciò che il T.O.M. progetterà, come forme di apostolato, sul territorio (in riferimento al Programma Nazionale).

Possono essere inserite in questo convegno le figure femminili di terziarie che si sono contraddistinte per amore e dedizione al terz’ordine, per evitare che sia fatto un convegno a parte, dati i tempi di programmazione e di attuazione che occorrono; tra l’altro si sta preparando anche il convegno sulla storia del nostro convento di S. Francesco.

Prende la parola ora la delegata alla formazione: Rita Vincenti.

Presenta il Programma Nazionale: “Insieme per servire il mondo”.

Insieme, e’ la parola chiave di tutto quanto il programma va a sviluppare; chiediamoci, allora, il significato della parola “Insieme”.

A tal proposito dal Vangelo di San Luca, apprendiamo che il Signore, dopo aver designato i 72 discepoli, li inviò a due a due in ogni città e in ogni luogo. Questo perché ogni forma di apostolato è comunitario. Nelle lettere di S. Paolo troviamo:- Paolo e Timoteo – Paolo e Silvano- Paolo e Barnaba – sempre in due, perché è la più piccola comunità. La Chiesa è assemblea e comunità.

S Gregorio, ancora spiega: “Bisogna che i discepoli siano messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due, la carità non è possibile, perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore per l’altro”;non dobbiamo dimenticare l’aspetto che l’evangelista sottolinea: darci tutti al Signore, essere suoi discepoli pronti a portare la croce ogni giorno con lui. Allora il nostro amore è autentico e porta veramente i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza.

Noi dobbiamo imparare a stare insieme, prima di tutto nella nostra famiglia minima, poi dobbiamo impegnarci insieme per offrire il nostro servizio. Noi terziari siamo già nel servizio a livello personale: c’è chi fa catechismo, ci sono i ministri straordinari, i terziari che periodicamente vanno a fare visita agli anziani, ecc…

Il Santo della carità ha voluto che i suoi figli vivessero non da soli, ma in comunità: conventi, monasteri, fraternità, in cui diventare e vivere da fratelli, attraverso un cammino serio di conversione.

Diventare fratelli è lo sforzo quotidiano di convertirsi prima di tutto all’amore di Dio;

vivere da fratelli deve essere il secondo momento nella costruzione della comunità minima stabilendo rapporti interpersonali favorevoli ad essa sul piano di una vera amicizia.

Per diventare e vivere da fratelli è indispensabile nutrire uno spirito di comunione, acquistando una mentalità che superi ogni forma di individualismo e trasformi, nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni, l’Io personale nel Noi comunitario; infatti al cap. VII-20, della Regola leggiamo: “Avrete poi amore scambievole tra tutti e non temerete di chiamarvi tra voi fratelli e sorelle. Puntualizza l’amore fra di noi, la vita di fraternità, dove siamo tutti fratelli e sorelle. Lui ci chiama a considerarci tali. Cosa ci deve riunire?

La fede. Essa va riscoperta in Cristo che è nato, morto e risorto per noi.

Oggi, 22 ottobre il vangelo secondo Luca (12,13-21) “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”.

La nostra gioia, felicità, non va sulle cose terrene, ma nella fede in Gesù. Dobbiamo chiederci: “E’ il nostro tutto Cristo? E’ la cosa più importante della nostra vita?”. Come diventare fratelli sta scritto nella regola al cap.1 ” Voi siete chiamati ad essere i servi fedeli di Dio e coloro i quali ripongono in Lui il proprio cuore”.

Parallelamente alla nostra formazione dobbiamo tenere presente quello che il programma, quest’anno ci chiede come forma di apostolato: “Costruire e avviare un progetto di apostolato nell’ambito in cui necessita l’intervento: la famiglia, i giovani, gli immigrati ecc…”

Proposte

Candida M. Propone una forma di accoglienza ed integrazione per gli immigrati. Si possono realizzare forme di cultura stimolanti, attività laboratoriali.

Elisabetta M. L’inserimento e l’integrazione per gli immigrati è senza dubbio un’ottima forma di apostolato, ma bisognerebbe pensare prima di tutto ai nostri ragazzi, quelli a rischio di dispersione che per motivi economici, sociali e culturali finiscono per la strada, abbandonati a se stessi perché poco motivati. Intervenire con i giovani riesce più difficile, mentre, invece, bisogna lavorare con i piccoli, aiutarli a crescere, sviluppare le loro potenzialità, quindi si possono attivare attività ludiche e di tempo libero che li stimoli: musica, giochi, rappresentazioni diverse, perché sono ragazzi capaci, ma poco spronati ad una vita migliore. Nella scuola elementare si riescono a contenere, perché seguiti individualmente e gratificati di continuo,anche nelle amicizie, poi nel percorso della vita sono lasciati a se stessi. .

Maria C. Si possono fare anche laboratori con persone anziane che insegnano alle ragazze l’uso dei ferri e dell’uncinetto, ecc..

Teresa P. Queste sono esperienze già vissute come i corsi di alfabetizzazione che ci sono stati, basta riprenderle. Riprende il discorso degli anziani che potrebbero essere loro ad insegnare a noi. C’è mancanza di locali; per questo motivo si dovrebbero ottenere i locali del vecchio convento dalla delegazione comunale.

Sofia C. Propone corsi di recupero; si può insegnare a chi ha bisogno e non ha la possibilità di pagare un insegnante.

Tilde G. Impelagarsi in tante cose non va bene. Dobbiamo presentare un progetto fatto bene. Si vede la disponibilità delle persone, poi preso l’impegno deve essere portato a termine

Gian Maria C. porta la sua esperienza nella diocesi. Avviato un progetto per immigrati ed anziani, gli anziani da molti iscritti pochissimi partecipano,mentre gli immigrati da un numero di 15 ragazzi oggi partecipano in 40.

Rita V conclude dicendo che le idee non mancano, quindi bisogna essere perseveranti. Siamo una forza e ognuno di noi, può dare un contributo aiutando chi ha bisogno.

Con la preghiera si conclude l’incontro.

Incontro del 29.10.2007

di E. Mercuri

Questa sera, ultimo incontro del mese, come previsto, è alle ore 21,00 per i terziari che, per motivi di lavoro, non sono stati presenti ai tre incontri precedenti.

In verità sono pochissimi i presenti, sia i terziari che frequentano abitualmente, sia i “lavoratori”.

La consorella Elisabetta Mercuri, presenta il Programma Nazionale e le direttive del Consiglio Nazionale.

L’Itinerario di Formazione del Tom ha come titolo “Insieme per servire il mondo”. L’obiettivo del programma mira a focalizzare, con la parola “Insieme”, quella che deve essere la vita del terziario, sia all’interno della fraternità, che della comunità: essere fratelli, vivere da fratelli, comunione con tutti i fratelli; questo per poter vivere la fede e la spiritualità secondo il Vangelo della carità e della conversione.

Quest’anno ci viene richiesta una nostra identità come terziari, sia all’interno della fraternità che della comunità, nonché, di tutta la dimensione ecclesiale. Ognuno di noi deve ricercare in se stesso il proprio carisma per metterlo a disposizione degli altri, con spirito di osservazione, di servizio e di carità e…tutto il percorso del programma mette in evidenza: l’amore, la carità e la condivisione; solo così si può vivere la fede ed essere annunciatori del Vangelo.

Il ripetere continuo della “carità” ci dovrebbe far chiedere se, come terziari, abbiamo mai fatto qualcosa per la carità e se ne conosciamo bene il significato.

In merito ai contenuti, la prima parte riguarda il carisma del terziario nella vita di comunione. Il percorso della fede deve maturare proprio nella famiglia minima, essendo questo il luogo dove lo Spirito Santo manifesta i doni di Dio; capire che nello stare insieme, nell’accoglienza, nella collaborazione reciproca, si realizza la pienezza della vita cristiana e, quindi, l’ampliamento della carità.
Nella seconda parte dei contenuti viene enunciato come il Tom deve vivere e testimoniare il carisma nel servire il mondo;questa parte si basa sulla missione, che è apostolato di carità e, questa forma di apostolato, deve svolgersi sempre in modo umile e disinteressato, seguendo l’esempio di Gesù e Francesco di Paola.

Infine suggeriscono anche il “dove” della missione e per questo, bisogna individuare le problematiche del proprio ambiente, del proprio territorio con competenza e qualità del servizio; quindi dobbiamo attivarci per rendere un servizio che sia utile alla nostra comunità. Occorre mettersi all’opera, avere una visione chiara della realtà in cui viviamo per individuare le problematiche e l’ambito in cui agire. Il programma ci chiede di “Costruire e Avviare un Progetto Specifico di apostolato sul territorio verso: le nuove povertà, le famiglie, i giovani, gli immigrati,ecc…..

E’ importante parlare anche delle “Proposte Operative”, indicate dal programma, perché proprio come forma di apostolato, c’è la preghiera nelle diverse forme, che raccomanda a tutti i terziari: Santa Messa – Liturgia delle Ore – Adorazione Eucaristica, per fare un cammino serio ed unitario – Preghiera Vocazionale – Rosario – Lectio Divina – Ritiri Spirituali- Corsi di Formazione.

Tutte le iniziative, secondo il programma, devono iniziare sempre dalla preghiera e raccomanda: “Ogni tappa formativa all’interno della fraternità si concluda con un incontro di preghiera che faccia riferimento ai contenuti del percorso”.

Il padre assistente, P. Giovanni Sposato, a tal proposito negli incontri precedenti, ha raccomandato di dare un fondamento solido alla nostra vita di terziari, che sia in comunità, che in fraternità o altro, dobbiamo pregare e pregare bene: “Con tutta la mente, con tutte le forze e con tutto il cuore”. Una fraternità funziona non solo per le attività, ma anche per come si celebra la liturgia. Si può riscoprire la Sacra Scrittura anche nell’attualità, come le opere di carità e, dice: “Quest’anno ripartiamo da Cristo”.

Con la preghiera termina l’incontro

Incontro del 5.11.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei vespri, il Presidente inizia a parlare informando la fraternità che si è sentito in dovere di scrivere una lettera a proposito di alcuni atteggiamenti poco consoni al nostro carisma e, in qualità di correttore, si sente costretto a prenderne atto perché, dice, la fraternità deve migliorare il proprio modo di vivere insieme. (vedi lettera Tonino)

Viene poi fatta lettura di un messaggio di ringraziamento, inviato da Padre Saturnino, da San Paolo (Brasile), alla nostra fraternità per aver offerto 20 scapolari e 20 cordoni per i novizi.

Rita Vincenti inizia la formazione e riprende da “Insieme per servire il mondo”, titolo del Programma Nazionale, sottolineando il significato della parola “Insieme”.

Il concetto di “Insieme” deve essere visto come “Introspezione”, ossia lavoro su noi stessi.

Ma sappiamo stare insieme?

Forse è questo il punto dolente. Siamo sempre pronti a puntare il dito contro l’altro, mentre, piuttosto che guardare gli altri, dovremmo guardare noi stessi. Siamo sempre pronti a vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, piuttosto che la trave che è nel nostro occhio. Nostro Signore non guarda la pagliuzza nel nostro occhio. Forse, dice, non leggiamo abbastanza il Vangelo, non apriamo mai la Bibbia e ci invita, non solo a farlo, ma a portarla agli incontri, anche perché quest’anno il Programma Nazionale fa molti riferimenti ad essa e, proprio per questo, la leggeremo insieme, almeno una volta a settimana.

Il nostro carisma è la Carità , ma questa carità stenta ad entrare nel nostro cuore, siamo pronti a vedere sempre quella pagliuzza nell’occhio dell’altro e non vediamo la trave che è nel nostro; ci sono cose che sono più forti di noi e non ci sforziamo per affrontarle e superarle; è proprio così che il demonio lavora e noi lo lasciamo fare.

A noi, terziari, spetta un compito molto importante, perchè a differenza degli altri due ordini, operiamo nella società, quindi siamo di esempio, dobbiamo portare avanti con fermezza quelli che sono i valori cristiani: in famiglia, al lavoro, con gli amici e in tutto quello che è la nostra vita sociale.

Anche l’enciclica del papa “Deus Caritas Est”- “Dio è Amore”, ribadisce che – carità e amore- sono la stessa cosa. Carità è Amore, Amore è Carità

A questo proposito invita i confratelli a leggere l’enciclica e a prendere l’impegno di commentarne, a turno, un capitolo.

Stasera iniziamo a prendere la Bibbia in mano e, poiché più volte è stato ribadito che il nostro carisma è la Carità , leggiamo insieme dalla prima lettera ai Corinzi: L”Inno alla Carità”, cercando di capirne bene il significato.

Al termine ci viene chiesto un attimo di riflessione.

Rifletto la pazienza di Dio?

Rispetto l’altro?

Godo del male altrui?

Tengo conto del male ricevuto?

Mi compiaccio della verità?

Mi adiro, sono invidioso, manco di rispetto? ecc…

Noi abbiamo una grande speranza: Dio. Lui si è fatto come noi per farci come Lui.

E’, questo, un grande atto di carità, ma questa carità stenta ad entrare nel nostro cuore.

La carità e l’amore non dobbiamo ricercarli negli altri, ma prima di tutto in noi stessi. Dobbiamo cercare di realizzare questo amore e poi manifestarlo agli altri, così come i discepoli di Emmaus che, quando riscoprono Gesù, corrono a dirlo agli altri.

Pure noi incontriamo il Signore se sappiamo incontrarLo nell’altro

A Madre Teresa di Calcutta chiedevano come mai riusciva a stare con gli ammalati e i moribondi e lei rispondeva:- Io non sto con ammalati e moribondi, ma con Gesù, perché in essi c’è Lui.

Conclude dicendo :-Siamo fatti a somiglianza di Dio, siamo un suo riflesso.

Tutti siamo stati creati da Dio per Amore

Incontro del 12.11.2007

di T. Di Cello

Alle ore 18.00 con la recita comunitaria dei Vespri si è dato inizio all’incontro settimanale di fraternità.

Il presidente ha dato lettura della lettera della presidente provinciale per comunicare la riconferma del MRP Franco Santoro quale delegato provinciale del Tom, la notizia è stata accolta con entusiasmo da parte di tutti i confratelli e consorelle.

Successivamente la delegata alla formazione Rita Vincenti ha ripreso la tematica proposta dal Consiglio Nazionale: “il terziario matura il suo percorso di fede nella fraternità”.

PREGARE INSIEME

Dopo aver letto il versetto 42 del 2°capitolo degli Atti degli Apostoli ha affermato che è indispensabile ed importante “essere assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli sia nell’unione fraterna, sia nella frazione del pane, sia nella preghiera.”

Inoltre, ha fatto osservare che anche il nostro Padre Fondatore S Francesco, ha dedicato il 2°ed il 3° capitolo della Regola alla osservanza della Preghiera, personale e comunitaria.

Le innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano 2° hanno esplicitato le modalità di pregare insieme; ce lo indica anche S Matteo “dove sono due o tre riuniti nel mio nome , io sono in mezzo a loro”.

Partecipazione comunitaria all’Adorazione Eucaristica,alla recita del Rosario e dei Vespri, alla celebrazione Eucaristica .

Anche la preghiera personale è fondamentale, ogni nostra azione può considerarsi preghiera se fatta con tale intenzione.

Pregare insieme, quindi, per fare fraternità e realizzare così la carità.

Madre Teresa di Calcutta alle sue suore consigliava “prima di ogni cosa partecipate alla S Messa, caricatevi con l’Eucarestia, mettete dentro di voi l’Amore e poi agite”

INTERVENTI

Per la riconciliazione Papa Giovanni Paolo 2° indica tre vie: la preghiera, la predicazione, la testimonianza.

Altri suggerimenti , come pregare , ci vengono da S Matteo nel cap.VI° ,5-13.

La preghiera deve essere spontanea e non indotta, quindi, se ne deve sentire la necessità, l’esigenza e non si ostenta.

E’ difficile dare testimonianza della preghiera in luoghi che non siano di culto, a differenza di altre comunità: testimoni di Geova ecc.

La preghiera comunitaria è importante perché insieme si trova la forza per superare i momenti di difficoltà e per trovare il senso di fratellanza riconoscendosi figli dello stesso Padre.

Alle 19.20 con la preghiera si è concluso l’incontro.

Incontro del 19.11.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei vespri, la delegata alla formazione inizia a parlare e riprende la tematica della preghiera, sottolineando questa sera la “necessità della preghiera”.

La preghiera deve essere un impegno costante per tutti, ma in modo particolare per noi terziari, come ci ricorda il nostro Fondatore”In atteggiamento di vigile osservanza dell’invito evangelico………innalzerete a Dio canti di lode per tutti i benefici che vi ha elargiti

(Reg. II,5).

L’amore di Dio, con tutto il cuore, la mente e le forze, si afferma innanzitutto con la preghiera intesa come un comunicare, dialogare con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Le condizioni per una preghiera efficace sono: la fede, la fiducia e l’abbandono in Dio che tutto può; l’umiltà e la contrizione del cuore del pubblicano (Lc 18,9-14) ;la gioia e la carità fraterna (Matteo5, 23-24).

La nostra preghiera non deve essere come quella del fariseo, che esce dal Tempio senza aver incontrato Dio; egli si immagina di essere chissà che cosa e con la sua arrogante ostentazione distrugge tutto; attribuisce a sé il bene e non a Dio che glielo dà; il suo è un discorso onorifico su se stesso e sui propri meriti di fronte a Dio. La preghiera del pubblicano fa appello alla grazia di Dio e chiede di ottenere la misericordia del Signore.

Ma anche chi prega Dio e non ama il prossimo, ha sbagliato tutto, deve ricominciare da capo.

Quello che conta è la vita di comunione.

Anche il Programma Nazionale fa riferimento alla vita di fraternità con l’enciclica “Lumen Gentium-n°40” che ci parla della vocazione universale alla santità.

Il signore Gesù, maestro e modello di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli, ha predicato la santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore. “Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo5,48). “Con tutta l’anima, con tutte le forze….”(Mc12,30) e ad “amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro” (Gv13,34;15,12).

La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso e, il prossimo nostro come noi stessi per amore di Dio; bisogna amarsi a vicenda come ci ha amati Cristo:per primo, gratuitamente,universalmente, eroicamente.

Per primo. Noi amiamo perché Lui ci ha amati per primo e, sulla scia di S.Fancesco i minimi devono sempre prendere l’iniziativa, anche nei riguardi di coloro dai quali ricevono il male.

Gratuitamete. Dio non ci ama per avere qualcosa in cambio, ma per se stesso che è Amore.

Universalmente. L’amore di Dio non ha condizioni di razza, nazione, sesso o religione, ma si rivolge verso tutti, anche i nemici.

Eroicamente. Nessuno ha un amore più grande di quello di dare la vita per i propri amici e, Gesù ha dato la vita raggiungendo il grado più elevato della carità.

Anche il nostro Santo Paolano, spiritualmente morì ai sui affetti più cari (persone, luoghi cose), partendo per la Francia.

I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, giustificati in Gesù Cristo nostro Signore, nel battesimo della fede, sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina e, perciò, realmente santi. Essi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto.

Tutti coloro che credono in Cristo sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e, tale santità promuove nella società terrena di vita più umana. Per raggiungere la perfezione, i fedeli usino le forze ricevute da Cristo affinché, seguendo il suo esempio e divenendo conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre con piena generosità, si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti come è splendidamente dimostrato nella storia della Chiesa dalla vita di tutti i Santi.

Noi terziari abbiamo intrapreso la via della santità come ci dice San Francesco nella Regola

( cap.I,1) “L’osservanza dei comandamenti è necessaria per entrare nella vita eterna……….e, in virtù dell’osservanza di essa sperate di ottenere la vita eterna”.

Interventi:

Lidia M. Siamo consapevoli di tutto quello che abbiamo ascoltato, ma poi non mettiamo in pratica, dovremo educarci all’amore.

Tlde G. C’è troppa teoria nelle cose che diciamo, ma poiché ci sono delle difficoltà come: stare insieme, rapportarci con l’altro, bisognerebbe rileggere a casa i passi evangelici che abbiamo ascoltato e dedicare un pò di tempo per la riflessione, evitando così di somigliare a volte al fariseo, a volte al pubblicano, ma cercare di migliorare sempre.

Lina C. Bisogna essere terziari sempre, amarci dentro e fuori, interessarsi dell’altro.

Rita Vincenti conclude dicendo che bisogna lavorare su stessi, usare la stima nei confronti di chi non si ha, rispettandoci tra di noi, imparare ad amare; dobbiamo tendere alla perfezione.

Con la preghiera termina l’incontro.

Incontro del 26.11.2007

di E. Mercuri

Questa sera, ultimo lunedì del mese, l’incontro è stato modificato nell’orario, e anziché alle ore 21,00 è stato anticipato alle ore 20,00, sempre con la speranza di riuscire a coinvolgere i terziari che sono assenti dalla fraternità.

Già nell’ultimo incontro del mese precedente erano pochi i presenti e anche questa sera non c’è nessuno di loro. I pochi presenti, sono i terziari che, anche se assenti alle formazioni, per problemi di orario, sono comunque presenti nelle diverse attività di fraternità e quindi coinvolti nell’itinerario di formazione.

Ai pochi presenti la delegata alla formazione, Rita Vincenti, riassume brevemente le tematiche degli incontri precedenti (05-12-19 novembre).

A conclusione il presidente decide che è inutile continuare; tra l’altro era stato già detto in consiglio che tale programmazione di orario era in via sperimentale.

Viene così stabilito che anche l’incontro dell’ultimo lunedì di ogni mese si terrà regolarmente alle ore 18,00.

Incontro del 03.12.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei vespri la delegata alla formazione, Rita Vincenti, legge la lettera del Rev.mo P. Generale F. Marinelli, inviata alle fraternità, in occasione dell’Avvento.(v. lettera all’interno del Sito – Prima pagina del periodo di Natale 2007).

Incontro del 10.12.2007

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei Vespri la delegata alla formazione, Rita Vincenti, inizia questa sera a trattare l’argomento del Programma Nazionale: ” Il T.O.M. è il luogo dove lo Spirito manifesta i doni di Dio; è luogo di salvezza”.

Questa parte ci rimanda alla lettera dei Corinti (cap. 12), “I doni spirituali”, dove si enuncia che a ciascuno è stato dato un dono e, anche se c’è diversità di doni, lo Spirito è il medesimo: “Come c’è diversità di ministeri, medesimo è il Signore; diversità di operazioni, ma il medesimo Dio che opera tutto in tutti”.

La manifestazione dello Spirito è data a ciascuno per l’utilità comune; infatti, dallo Spirito, ad uno è dato il linguaggio della sapienza, ad un altro il linguaggio della scienza, ad uno la fede, ad un altro il dono delle guarigioni, ad un altro il dono di operare miracoli, ad un altro la profezia, ad un altro il genere delle lingue e a un altro l’interpretazione delle lingue.

Tutto questo lo compie l’unico e medesimo Spirito che distribuisce a ciascuno come vuole. La Lumen Gentium , n° 12, “La fede e i carismi del popolo di Dio”, partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità e, con l’offrire a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto delle labbra che celebrano il suo nome, (Eb – 13,15).

Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo di sacramenti e dei ministri e ad adornarlo di virtù, ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui (1 Cor,12,11); dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine, grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento ed alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole “A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni come vantaggio” (1 Cor 12,7).

E questi carismi, dai più straordinari ai più semplici, noi dobbiamo saperli mettere a disposizione della Chiesa, non devono essere tenuti nascosti o per sé, ma vanno accolti con gratitudine e consolazione.

Insieme siamo espressione della pienezza di Cristo, dobbiamo accoglierci, accettarci e collaborare. Dobbiamo santificare come ci dice San Paolo, perché solo con l’accoglienza e la collaborazione reciproca la Chiesa cresce e si attua la sua pienezza. (Lett. Efesini, cap. 4):

“A ciascuno la grazia è stata data secondo la misura del beneplacito di Cristo, ognuno deve tenere una condotta degna della vocazione a cui è stato chiamato, con umiltà, dolcezza e pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l’unità di spirito nel vincolo della pace. Un solo corpo e uno spirito solo, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio, Padre di tutti, il quale è al di sopra di tutti, è in tutti e opera in tutti”. Vivendo secondo la verità e nella carità, noi cresceremo sotto ogni aspetto in Colui che è il Capo, Cristo, da cui tutto il corpo riceve coesione e unità, grazie ai vari legami che lo alimentano e attivano secondo l’attività propria di ciascuno, crescendo sino al suo completamento nella carità.

Noi terziari, in particolare, dobbiamo mettere in pratica tutto ciò. Dobbiamo essere uniti, accoglierci, imparare a sorriderci; quindi, anche nella nostra fraternità, cominciamo a trattarci da amici, ma soprattutto da fratelli.

Incontro del 17.12.2007

di E. Mercuri

Dopo aver partecipato alla liturgia del novenario, i terziari si sono riuniti nel salone parrocchiale dove è stata organizzata una Tombolata, il cui ricavato sarà devoluto per l’acquisto della lampada di San Francesco.

A conclusione, con un semplice “Buffet, preparato dagli stessi confratelli, in modo affettuoso e gioioso, i presenti si sono scambiati gli auguri di natale.

Incontro del 7.1.2008

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei vespri, la delegata alla formazione, Rita Vincenti, presenta il messaggio del Papa, Benedetto XVI, per la giornata della pace, pubblicato su Famiglia Cristiana ( 30 dicembre – n°52), “La pace nasce in famiglia” e sottolinea l’importanza del documento, soprattutto per noi terziari, in quanto siamo una famiglia.

La prima forma di comunione tra persone è quella che l’amore suscita tra un uomo e una donna decisi ad unirsi per costruire una nuova famiglia, ma anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione: “Tutti i popoli formano una sola comunità, hanno un’unica origine, perché Dio ha creato l’intero genere umano su tutta la faccia della terra e hanno un solo fine comune: DIO.

La famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce il luogo primario dell’ “Umanizzazione” della persona e della società, la culla della vita e dell’amore; pertanto la famiglia è qualificata come la prima società naturale, un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale.

E’ in una sana vita familiare che si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai più deboli e più piccoli, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro;per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace; essa è la prima e vitale cellula della società perchè permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge.

La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri, è titolare di specifici diritti.

La stessa Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, afferma che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Appunto per questo anche la Santa Sede ha voluto riconoscere una speciale dignità giuridica alla famiglia, pubblicando la Carta dei Diritti della famiglia.

Pertanto chi, anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare, rende fragile la pace nell’intera comunità nazionale ed internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale “agenzia di pace”. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell’attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non s’impegnano ad aiutare la famiglia in tutto questo, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace.

Inoltre la famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Perla famiglia umana questa casa è la terra, l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perchè lo abitassimo con creatività e responsabilità, quindi dobbiamo averne cura, salvaguardarlo; soprattutto oggi l’umanità teme per il futuro equilibrio ecologico.

E’ bene che le valutazioni a riguardo si facciano con prudenza, ossia con l’impegno di decidere insieme e, dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l’obiettivo di rafforzare quella alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino. Fondamentale è sentire la terra come nostra casa comune e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo per affrontare insieme il governo di questa nostra casa e far maturare nelle coscienze la convinzione della necessità di collaborare responsabilmente. I problemi che si presentano sono complessi, occorre quindi informazione e collaborazione.

Altro elemento nella famiglia umana è l’economia.

La famiglia fa un’autentica esperienza di pace, quando a nessuno manca il necessario, e il patrimonio familiare è bene gestito nella solidarietà, senza eccessi e senza sprechi. Anche la famiglia umana ha bisogno di un’economia che risponda veramente alle esigenze del bene comune. Ci si deve adoperare per un saggio utilizzo delle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza.

L’ultima parte del messaggio si sofferma sulla famiglia, comunità umana e legge morale.

Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano a una norma comune che impedisca l’individualismo egoistico, favorendone la coesistenza armoniosa e l’operosità finalizzata. Il criterio vale anche per le comunità più ampie: da quelle locali a quelle nazionali, fino alla stessa comunità internazionale.

Per avere la pace c’è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio e che protegga il debole dal sopruso del più forte.

Nella famiglia umana si verificano molti comportamenti arbitrari, c’è bisogno di una legge comune che è quella morale, basata sulla natura delle cose, che è in ciascuno di noi.

La ragione umana, peraltro è capace di discernerla, almeno nelle sue esigenze fondamentali, risalendo così alla ragione creatrice di Dio che sta all’origine di tutte le cose.

Occorre il dialogo su questi temi per riuscire a superare tutti i conflitti.

Incontro del 14.1.2008

di E. Mercuri

L’incontro inizia con la recita comunitaria dei vespri; è presente il nuovo Padre Assistente della fraternità: Padre Ivano Scalise.

Il presidente, Tonino Mamertino, a nome di tutta l’assemblea, dà il benvenuto al nuovo padre assistente e augura a tutti un percorso sereno e al tempo stesso impegnato.

Subito dopo prende la parola il Padre Assistente, manifestando la sua emozione per l’incarico anche perché, dice, è per lui un’esperienza nuova; pertanto chiede grande collaborazione da parte di tutti.

E’ per lui un’emozione forte essere padre assistente di una fraternità e, in particolare della nostra, in quanto è risaputo l’amore che nutre Sambiase per Francesco di Paola, ma anche perché, è una fraternità grande e numerosa: ” Ci vuole Amore e bisogna essere all’altezza per guidare la fraternità di Sambiase, che in questi ultimi vent’anni si è evoluta grazie a persone che hanno lavorato in modo attivo e attento”.

La sua è una speranza di fare al meglio; innanzi tutto deve conoscere la peculiarità del TOM, anche se come spiritualità è uguale al primo ordine; bisogna collaborare per crescere insieme e migliorare sempre, dobbiamo saper portare Cristo nella nostra famiglia, affinché, la fraternità di Sambiase, possa essere testimonianza del vero amore di Cristo, soprattutto noi che, non siamo solo cristiani, ma abbiamo voluto impegnarci con un voto di professione ad essere migliori.

Per quanto riguarda la formazione propone di riprendere la regola, approfondire i contenuti per capirne il vero messaggio.

A questo punto invita i confratelli a prendere la regola e inizia a leggere e meditare il capitolo primo, punto 1 -“L’osservanza dei comandamenti di Dio e dei precetti della Chiesa quale via della salvezza”.

Questa prima parte spiega l’importanza dei comandamenti che non vuole dire conoscerli a memoria, ma viverli come osservanza di regole per essere veri cristiani e poter godere “la ricompensa futura”, la vita eterna. “Se c’è un comando, deve esserci un’obbedienza, perchè è Dio che ci parla e non solo, anche Maria, la quale ci dice: “Fate quello che vi dirà”. Noi dobbiamo eseguire i precetti di Dio e della Santa Chiesa, le parole di Gesù Cristo, i vangeli, la regola, quindi, l’obbedienza a Dio.

Il versetto: “Ad onorare con devota riverenza l’unico Dio in tre persone, ad amarlo con tutto il cuore e con tutte le forze sopra ogni cosa”, incoraggia il cuore, perché c’è la piena fiducia in Dio e solo questa fiducia, quest’abbandono in Lui, ci rende sereni; il cuore biblicamente, poi, è il centro di tutti i sentimenti.

La regola usa un linguaggio del tempo ed è fondamentale.

Noi abbiamo riposto in essa, per mezzo di Dio, la fiducia e l’amore, con l’impegno di voler seguire l’esempio di Francesco di Paola. “Voi siete chiamati ad essere i servi fedeli di Dio e coloro che, ripongono in Lui il proprio cuore”, dobbiamo, quindi, essere felici e gioiosi di essere terziari anche perché non c’è stato imposto, ma si è voluto.

Al termine viene data, approssimativamente, una calendarizzazione sui prossimi impegni per la “Peregrinatio della reliquia di San Francesco di Paola” che sarà nella nostra Diocesi, dal 20 al 27 Gennaio.

Questo momento deve vederci impegnati e raccomanda a tutti di partecipare ai momenti di preghiera comunitaria, alle liturgie delle Sante Messe e alle veglie di preghiera che ci saranno in questi giorni; a tal proposito ricorda che il prossimo lunedì (21 Gennaio), non ci sarà l’incontro di formazione proprio perché è prevista la partecipazione dei terziari alle funzioni religiose e alla partecipazione della Santa Messa nella Cattedrale di Lamezia Terme.

Con la preghiera termina l’incontro.

Incontro del 28.1.2008

di E. Mercuri

Dopo la recita comunitaria dei vespri, il padre assistente, P. Ivano Scalise fa una brevissima riflessione sul concetto di “pace”.

La pace deve essere intesa come amore fraterno e, per noi terziari, unità nella fraternità.

Ognuno di noi ha la possibilità di aiutare, deve essere aperto a tutte le esigenze e saper guardare l’altro nella sua debolezza; ognuno di noi deve chiedersi: – “Cosa posso fare per l’altro? – Cosa mi dà il Signore per aiutare l’altro?”.

Puntualizza poi il concetto di essere fratelli (S. Giacomo 4,11-12), commenta: “Non si fa differenza di uomini o donne, ma siamo tutti fratelli, perché figli dello stesso Padre, l’Unico; dobbiamo conoscere l’altro per mezzo di Gesù, modello di umiltà e carità” .

A conclusione dell’incontro il presidente ringrazia coloro i quali sono stati presenti alle diverse funzioni religiose, in onore della reliquia di San Francesco; dall’accoglienza a Nicastro (domenica 20 gennaio, dove è stata per quattro giornate nella Cattedrale), a Sambiase, dove la reliquia è giunta giovedì e venerata nella chiesa Matrice con Sante Messe, veglie di preghiere e funzioni varie, fino a sabato sera, quando è stata riaccompagnata nella Cattedrale e, a quanti hanno anche partecipato Domenica alla Santa Messa , come momento conclusivo di questa meravigliosa esperienza che ha visto momenti di grande emozione e trasporto spirituale.

Incontro del 4.2.2008

di E. Mercuri

Questa sera, festa di Santa Giovanna di Valois, Patrona del Terz’ordine, i terziari hanno partecipato alla celebrazione della Santa Messa e alla consegna delle pergamene ai terziari che hanno compiuto gli anni di professione.

L’agape fraterna, che avrebbe dovuto seguire la cerimonia religiosa, è stata rinviata a data da destinarsi, data la coincidenza con la festa del Carnevale nel salone della Parrocchia che vede impegnata tutta la comunità.

Incontro del 11.2.2008

di E. Mercuri

Tutti i terziari, insieme a tutta la comunità, hanno partecipato alla celebrazione della Santa Messa in onore alla Santa Vergine di Lourdes, ricorrendo i 150 anni della sua apparizione a Bernadette.

Per poter partecipare a questo momento di preghiera particolare, l’incontro di formazione è stato rinviato.