Incontro del 1 marzo
Dopo la recita comunitaria dei Vespri il padre assistente, Padre Aldo Imbrogno, prende in mano la lettera del Rev.mo P. Correttore Generale O.M. P. Francesco Marinelli, sul tempo quaresimale, inviata a tutte le fraternità. Inizia a leggere e a commentare.
Il contenuto della lettera è un’esortazione per tutti noi a vivere la Quaresima come “Dono” e “Tempo di Grazia” e mette in evidenza lo “spirito” con cui dobbiamo viverla.
E’, questo, un periodo forte di riflessione, di penitenza e di preghiera per rinnovare la nostra fede e il nostro amore al Padre, e in Cristo, la nostra radicale ed esclusiva fedeltà come cristiani e terziari che vivono alla scuola di Francesco di Paola.
Alla base di tutto deve esserci la presenza dello Spirito Santo, al quale dobbiamo abbandonarci per lasciarci guidare nel deserto quaresimale e riaffermare, nell’ascolto della Parola e nella preghiera, la nostra identità per non conformarci ai tempi e ai fenomeni che caratterizzano la società di oggi: l’omologazione e l’indifferentismo.
L’indifferenza ci porterebbe a restare chiusi nella corazza delle nostre certezze, a limitarci o a subire passivamente i continui cambiamenti, venendo meno allo Spirito e all’intuizione del Fondatore.
Il cristiano, il terziario deve rappresentare sicurezza per gli altri, deve propagandare la salvezza: “La Parola di Dio”, (nella lettera il terziario viene definito “sentinella in mezzo al popolo”).
E’ importante ricordare la missione evangelizzatrice esercitata dal nostro Fondatore in Italia prima e in Francia dopo; gli ammonimenti di fronte alle ingiustizie.
Nell’incontro con la gente che andava a trovarlo, Francesco avverte l’impegno di accogliere nel cuore e nella sua preghiera le tante necessità dei fratelli, dando a tutti grande conforto. Il ministero della consolazione esercitato da Francesco non è affatto un atto paternalistico, quanto un entrare nel cuore del fratello per ridare speranza e restituire la gioia.
E’quanto mai urgente ridare anima alla nostra vita fraterna in comunità, al dialogo come nuova espressione della carità, riempire la nostra vita di preghiera ridare freschezza ai contenuti della Penitenza evangelica, espressa nel voto di Vita quaresimale,
Come incarnare l’annuncio della Penitenza evangelica, in paesi come l’India, le case dell’America latina, che già vivono in condizioni di povertà, o in situazioni culturali che affondano le radici in tradizioni lontane? Come parlare di ascesi, nel senso di mortificazione, privazione a chi è già “condannato” dalle necessità della vita? Anzitutto deve esserci la condivisione della sofferenza, finalizzarla alla riabilitazione della persona umana.
Il Vangelo , la Regola, devono essere incarnati a seconda le diverse realtà e situazioni.
Dalla Quaresima il Fondatore prende i contenuti e la sostanza della vita ascetica. Infatti, come nella Chiesa, questo tempo è un segno di impegno forte e di richiamo agli esercizi spirituali (preghiera, digiuno, opere di carità) per tutto il popolo di Dio, per il Minimo i punti indicati nella Regola e nelle Costituzioni sintetizzano il cammino spirituale del terziario come un cammino di profonda conversione, di preghiera, di sensibilizzazione alla carità fraterna.
La Penitenza, infatti, senza gesti concreti di perdono, di dialogo, di condivisione è nulla.
Il cammino penitenziale, nella visione di Francesco, deve essere compiuto nella gioia perché dispone l’animo all’attesa certa dell’incontro con il Risorto. E’in questa visione di attesa gioiosa dell’incontro, di Pasqua-Risurrezione che devono essere inquadrati e vissuti i segni e le modalità penitenziali, poiché esprimono esteriormente il cammino di purificazione e di libertà interiore.
L’ascesi fisica richiesta al Minimo è espressione concreta del carisma della penitenza, è il mezzo per rendere più spedito il cammino di perfezione, rende lo spirito vigilante, favorisce la continua liberazione dalla logica mondana: pensieri cattivi, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, per acquisire la vita nello Spirito i cui frutti sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Per Francesco la Penitenza evangelica è un continuo cammino ascensionale e di abbandono.
Il digiuno rimane un mezzo ascetico per il raggiungimento della perfezione: “il digiuno corporale purifica la mente, sublima i sensi, sottomette la carne allo spirito, rende contrito ed umiliato il cuore, estingue gli ardori della libidine, e accende il fuoco della castità”.
La sobrietà del cibo, nella prescrizione della Regola, è vista più che nell’aspetto mortificatorio, nei suoi contenuti positivi in ordine alla vigilanza del cuore.
Mentre ci è richiesta la sobrietà nel cibo, altrettanto ci viene suggerito di nutrire lo spirito: “mentre il corpo si rifocilla, l’anima si nutra di continuo con la lettura spirituale” (Reg I, cap IX, 32). Sono richiamati i contenuti spirituali del digiuno che comporta: tempi di calma per dedicarsi all’ascolto della Parola, rinuncia alla fretta, esame delle proprie reazioni, rinuncia ai giudizi affrettati e alle chiacchiere su altri.
La Quaresima ci liberi come singoli e comunità da timori, ansie, paure per incamminarci con umiltà nel deserto praticato da Francesco, e alla sua scuola, nell’ascolto della Parola e nella meditazione del Mistero Pasquale.
Alle 19,30 con la preghiera comunitaria termina l’incontro.
Elisabetta Mercuri