Incontro del 22 marzo
Dopo la consueta recita comunitaria dei Vespri alle ore 18,30, ha inizio la riunione di formazione condotta dal padre assistente padre Aldo Imbrogno; egli pone all’attenzione dei presenti il libro di Giona, brevissimo capitolo del vecchio Testamento che, dopo una rapida lettura, viene poi da lui commentato e anche reso attuale, rapportandolo al nostro vivere contemporaneo. Giona riceve da Dio il compito di recarsi a Ninive per profetizzare al popolo ninivita pagano, la sua imminente distruzione(entro quaranta giorni), se non si fosse pentito delle sue iniquità; Giona però, convinto che la salvezza debba essere elargita da Dio solo al suo popolo eletto e che ogni errore debba essere necessariamente punito, all’inizio non obbedisce, segue un itinerario opposto, rischiando anche la vita per il mal comportamento. Dopo tante vicissitudini, accettando finalmente di compiere la volontà del Signore, si reca a Ninive per annunciare la Sua Parola; il popolo ninivita, prendendo coscienza delle sue iniquità, si converte iniziando una vita di penitenza e Dio impietosito lo salva. Giona non gioisce di questa conversione, della salvezza concessa da Dio ad un popolo peccatore ma, prigioniero del suo egoismo, si adira con il Signore, sente che Dio é quasi ingrato nei suoi confronti e vorrebbe morire. Dio cerca di farlo ravvedere, ma la vicenda rimane nel libro in sospeso, rimane cioè il dubbio del suo effettivo convincimento. Una vicenda analoga la ritroviamo nel Nuovo Testamento: la parabola del figliuol prodigo o meglio del padre misericordioso,ved. Luca: 15, 11-32, dove il figlio maggiore si adira con il padre che accoglie con tutti gli onori, riabilitandolo alla sua dignità di uomo, il figlio minore ritornato a lui pentito dopo averlo rinnegato e sperperato stoltamente tutti i suoi averi. Il figlio maggiore, sdegnato e offeso per tanta magnanimità dimostrata nei confronti di di chi ha sbagliato e viceversa poca gratitudine nei confronti di chi gli é stato fedele, non vuole entrare a far festa, a gioire per il ritrovamento di colui che entrambi credevano perduto. Il padre cerca di fargli capire l’insensatezza del suo risentimento, e la motivazione della sua gioia, ma anche in questo caso, la vicenda rimane insoluta. Dio ci lascia riflettere sul suo significato. Questi due episodi, attualizzati nel nostro vivere, hanno insiti in essi importanti messaggi: Dio é un Dio d’amore per tutte le creature che ha creato; é padre di tutti, non è esclusività di nessuno; Cristo infatti nel Nuovo Testamento ce lo presenta come Padre Nostro, non come Padre Personale. Vero Padre Misericordioso, Dio chiama tutti alla salvezza, a divenire il suo popolo tramite una concreta conversione. L’appartenenza al suo popolo non é di sangue, quindi prerogativa solo del popolo ebraico, ma é di scelta di vita, rappresentata nel vecchio Testamento dalla circoncisione e nel nuovo Testamento dal Battesimo. Dio, nella sua infinita bontà, perdona sempre e accoglie con gioia i peccatori convertiti, risollevandoli alla dignità di Suoi Figli; noi, nel nostro vivere, ci lasciamo plasmare da questa Misericordia di DIO? O invece come Giona e il figlio maggiore della parabola del Padre Misericordioso, chiusi nel nostro egoismo, non riusciamo a vivere l’esperienza del perdono? Convinti che il male compiuto richieda sempre un risarcimento, una punizione e non sia conciliabile con una reintegrazione di chi l’ha perpetrato?
GISELLA LEONE