Incontro terziari lavoratori

6 marzo 2011

La recita comunitaria dei Vespri, ha dato inizio all’incontro alle ore 18, dei Terziari lavoratori che si è svolto domenica 6 Marzo. Dopo esserci riuniti nella Preghiera, abbiamo con attenzione ascoltato la consorella Gisella Leone, che ha introdotto la tematica dell’incontro formativo.

La riflessione è stata incentrata su un altro aspetto penitenziale del carisma minimo: la pazienza. la pazienza è una virtù che ogni cristiano e noi laici minimi in particolare, dobbiamo coltivare. Il mondo in cui viviamo,insoddisfatto, frenetico, ingiusto, mette a dura prova il nostro essere, togliendoci la pace; afflizioni varie (malattie, problemi familiari, di lavoro) oppure ingiurie, affronti,calunnie, cattivi trattamenti e torti che riceviamo nel nostro onore e nella nostra persona, sobillano il nostro io che,per sentimenti di orgoglio, voglia di rivalsa, di giustizia, insorge, sfociando nell’ira, nel rancore, nell’aggressività, rompendo il rapporto con l’altro e quindi con Dio. Come fare? Non possiamo certo annullare i nostri problemi; possiamo però saperli vivere con calma inalterabile, con serenità se riconosciamo le nostre fragilità e ci affidiamo completamente a Dio che ci ama e ha per ciascuno di noi progetti di pace e di non sventura. Sostenuti dalla speranza in Dio e illuminati dallo Spirito, abbiamo quindi la forza di comprendere l’altro, di accettarlo nella sua diversità e non di adoperarci per annientarlo. Ancora, illuminati dallo Spirito, non abbiamo fretta nel raccogliere i frutti del nostro operare, ma sappiamo attendere sereni nella preghiera e nell’umile distacco da noi stessi, l’ora di Dio e il compimento della sua volontà. Gesù ci ha dato esempio incomparabile di tale virtù nei misteri della flagellazione, della corona di spine, nel suo viaggio al Calvario e nella morte in Croce. Egli nel Vangelo, ha proclamato beati i mansueti e ha promesso loro l’eredità della terra. Lui stesso si é offerto come modello, dicendo:”Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. I martiri nei loro supplizi, non hanno mai ingiuriato i loro carnefici, né si sono lamentati delle crudeltà e non hanno emesso grida eccessive. Anche il nostro Santo Fondatore San Francesco di Paola, sorretto dalla Spiritualità Penitenziale é stato eccellente in questa virtù; pur non avendo perso la vita con la violenza delle torture e dei supplizi, la sua esistenza nel giudizio della Chiesa é stata un lungo martirio per il digiuno, l’astinenza, i cilici, le veglie, le fatiche, i viaggi, la durezza del giaciglio sul quale riposava e le infermità che ha sofferto in novantuno anni ininterrottamente. Si parlava pubblicamente contro la sua vita, il suo ordine e i suoi miracoli; ma egli non proferiva parola alcuna,non si difendeva affatto. Secondo il processo cosentino di canonizzazione, un certo padre Antonio Scozzetta, mosso da calunnie perpetrate contro il Santo Paolano da alcuni medici, gelosi delle guarigioni da lui ottenute per numerosi ammalati, si recò personalmente da San Francesco per riprenderlo sul suo operato. San Francesco, con grande serenità e dolcezza, non si scompose, prese nelle mani dei carboni ardenti e, tenendoli per tanto tempo disse al padre: “Per carità, scaldatevi”. Un gesto questo che fece capire al padre la freddezza del suo cuore e, richiamandolo all’amore di Cristo, lo convertì. San Francesco é apparso a tutti come l’uomo della grande dolcezza, che sapeva accogliere e dire la parola di incoraggiamento al momento giusto e che, nel correggere, sapeva unire alla fermezza della giustizia, la dolcezza della misericordia.

Dunque abbiamo compreso come l’essenzialità della Pazienza sia il saper aspettare, anche se oggi viviamo in una società in cui predomina la cultura dell’ORA e del SUBITO. L’attesa ci da la capacità di gustare ciò che deve realizzarsi. Ecco la Positività della Pazienza. L’attesa valorizza la positività della pazienza. Nelle Sacre Scritture un esempio di pazienza ce lo da Giobbe, che possedeva tutto, ma nel momento in cui viene spogliato di tutto ciò che aveva, ha la capacità di aspettare, di affidarsi a Dio (totale Fiducia in Dio). La pazienza è Saper attendere che le cose maturino, ma avendo sempre totale Fiducia in Dio, che ci darà la forza di accettare anche ciò che non prevedevamo. Infatti, una lunga attesa non ha sempre come fine la realizzazione dei nostri sogni, o la realizzazione delle nostre speranze, ma può avere un esito diverso e a volte doloroso. È proprio in questi momenti che dobbiamo a

abbandonarci a Dio, e chiedere a Lui solo la forza per accettare (non passivamente, non in modo rassegnato) la sua volontà, ma sia la fiducia che l’accettazione devono e sono frutto di una Preghiera costante.

Concetta Cerra

I commenti sono chiusi.